Groin pain o pubalgia: sintomi e valutazione, cura e prevenzione.
É il titolo della serata di aggiornamento dello staff di Fisio&Sport, volta a fare chiarezza su un argomento ampio e molto dibattuto.
Nel corso della serata si sono sviscerati vari aspetti di questa sindrome, a partire dalla terminologia più corretta fino al trattamento più efficace, basandoci sull’analisi degli studi più recenti presenti in letteratura scientifica.
Terminologia
La tassonomia eterogenea per indicare questo infortunio crea solamente confusione, in un’area del corpo che di per sé è già complessa. Il Doha Agreement risolve questa problematica individuando tre sottotitoli principali: entità cliniche definite (groin pain relativo all’adduttore, all’ileopsoas, all’inguine, al pube; groin pain relativo all’anca; altre cause di dolore dell’apparato muscoscheletrico e non.
Incidenza
Il groin pain avviene dall’8% al 18% degli infortuni calcistici (Serner,Tol, et al., 2015a), e tra il 5% e il 18% considerando gli infortuni sportivi globali (Esteve et al., 2015; Serner, van Eijck, et al., 2015b)
Sale dal 10% al 23% negli sport richiedenti azioni quali calciare, pattinare o cambi di direzione rapidi e frequenti.
E’ 2,4 volte più frequente in chi ha già sviluppato in precedenza problemi di questo tipo (anche controlateralmente) (Whittaker et al., 2015).
Meccanismi d’infortunio più frequenti
– Calciare per l’81% (in un campione di 110 atleti). Nei 2/3 dei casi a carico del muscolo adduttore lungo (Serner,Tol, et al., 2015a).
– Calciare o cambiare direzione con rapidità nel 24% (in un campione di 156 atleti) e nel 87% di questi, riguardava sempre l’adduttore lungo (Serner et al., 2017).
– Decelerare una gamba da posizione abdotta ed estesa, usando una contrazione dei muscoli adduttori e flessori. Nel 62% dei casi è a carico dell’adduttore lungo (Delmore et al., 2014).
Proposte diagnostiche
Secondo Mosler (Mosler et al., 2015) esistono forti evidenze che ci permettono di includere/escludere pazienti con groin pain e/o dolore all’anca, tra cui il questionario HAGOS, dolore allo Squeeze Test all’adduttore, ridotta intrarotazione d’anca, ridotta funzionalità e controllo dei muscoli del tronco.
Moderate sono invece le evidenze su una diagnosi di tipo strumentale, in particolar modo la risonanza magnetica, per individuare ad esempio edema osseo. Sono veramente limitate per segni radiologici e anormalità della zona pubica.
Proposte terapeutiche
(Serner, van Eijck, et al., 2015b)
procedendo con l’analisi degli studi, in particolare questa review sistematica degli autori sopra citati, pochi sono gli studi qualitativamente alti sul trattamento terapeutico del groin pain: solo 4 su 72.
Quello che si evince è che esistono moderate evidenze sul
– Trattamento attivo (adduttori, addominali, esercizi di coordinazione), significativamente superiore rispetto alle terapie passive (laser, tens, frizione traversa e stretching)
– Approccio multimodale (riscaldare la zona sintomatica, stretching passivo e attivo) permette un ritorno più veloce all’attività fisica che il solo esercizio (add, abs, esercizi di coordinazione per il groin pain di tipo Long-lasting addutor-related groin pain).
-Chirurgia laparoscopica inguinale (tenotomia o release adduttore lungo) risulta essere più efficace che il trattamento conservativo per long-lasting sportsman’s hernia con o senza “adductor tendinitis”
Ecco che in quest’ultimo caso però, è importante considerare un’altra analisi della letteratura la quale afferma che trattamento conservativo è pari o superiore a quello chirurgico (King,Ward, Small, Falvey, & Franklyn-Miller, 2015).
Riassumendo
– ricordiamoci dell’articolo di Delmore, Laudner, & Torry, 2014 i quali riportano che il 62% degli infortuni a carico della muscolatura adduttoria riguarda l’adduttore lungo, e il 22% retto dell’addome (Hölmich, 2007). E che tra le 6 proposte di esercizi specifici, il Side lying hip adduction, in primis, e ball squeezes in secondo luogo, presentano il maggior picco d’attivazione e la maggior attivazione muscolare complessiva.
Inoltre, ricordano che gli infortuni in regione adduttoria sono ben 17 volte più frequenti se la forza della muscolatura adduttoria scende sotto l’80% rispetto a quella abduttoria.
– e quello di Thorborg et al., 2014, dove si evince che in pazienti con adductor-related groin pain (groin pain relativo all’adduttore), esiste un notevole deficit nella forza adduttoria eccentrica. Al contrario NON si nota alcun deficit nella forza adduttoria concentrica. Infatti, esercizi eccentrici producono uno stress meccanico maggiore sul complesso muscolo tendineo. Per questo motivo sembrerebbe essere più indicato nei casi groin pain persistente.
Di notevole importanza si è rivelata questa serata per cercare di mettere ordine in un argomento spesso dibattuto e poco chiaro. Fondamentale è stata la partecipazione attiva e l’interesse dimostrato da parte di tutto lo staff; questo ci permette di delineare un linguaggio comune all’interno del gruppo di lavoro, migliorando la comunicazione e la collaborazione nella gestione del paziente.