La letteratura dice che il trattamento conservativo è da preferire quando il paziente rientra in questi criteri
• Ha un’età maggiore di 35 anni
• Non ha o ha una minima traslazione anteriore della tibia
• Non ha altre problematiche intra articolari
• Non è molto attivo
Se invece il paziente ha meno di 25 anni, con una marcata traslazione anteriore della tibia, è una persona attiva e ha altre problematiche a livello articolare, allora il trattamento chirurgico è da preferire. La maggioranza dei pazienti cade in uno o nell’altro criterio, tuttavia il trattamento deve sempre essere valutato in modo individuale.
La ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore si basa su questi principi:
• Ritrovare la stabilità
• Garantire il completo range di movimento articolare
• Ripristinare la funzionalità del legamento
Le tecniche di ricostruzione sono varie e la scelta dipende dai sintomi del paziente e dal livello e tipo di attività. Anche il trattamento conservativo è un’opzione, ma è stato visto che nel lungo termine la prognosi non è poi così buona. A livello chirurgico, non c’è un trattamento gold standard per la ricostruzione del legamento; tra le varie tecniche ci sono l’artroscopia vs l’operazione a cielo aperto, la ricostruzione intra o extra articolare, e tante altre.
Ma quali sono gli innesti che il chirurgo può usare per la ricostruzione del legamento?
Sono usati diversi tessuti per ricostruire il legamento, per la precisione sono di 4 tipi:
• autogeno, come il tendine rotuleo, il tratto ileo-tibiale, il tendine del semitendinoso e gracile.
• da donatore, preso da cadavere
• di origine animale, come da bovino, anche se usato pochissimo
• sintetico: biodegradabile, protesi permanente.
I più usati sono quelli autogeni, in particolar modo prelevati dal rotuleo e dai muscoli posteriori della coscia (hamstring); qualche volta da donatore. In letterature non c’è consenso nel dire quale garantisce maggior stabilità: ognuno di questi ha infatti i suoi pro e contro, e la scelta di quale utilizzare viene presa dallo specialista dopo un’attenta anamnesi e un esame obiettivo del ginocchio, confrontandosi anche con l’aspettativa del paziente.