Mal di testa: terapia manuale ed esercizi come gestione e rimedio

Da sempre uno dei disturbi più comuni all’interno del panorama europeo e mondiale, il mal di testa è certamente una delle patologie da porre in vetta alla classifica per costi di gestione (superiori ai 13 miliardi di euro) e disabilità (Berg & Stovner, 2005; Raggi & Leonardi, 2014). Si stima infatti che più del 90% delle persone abbia sofferto di almeno un episodio di mal di testa disabilitante durante la loro vita, nonché più del 50% ne sia afflitto annualmente (Jensen & Stovner, 2008; Stovner et al, 2006).
I mal di testa però non sono tutti uguali, infatti secondo l’International Headache Society ne sono descrivibili più di 300 tipologie.

Nello specifico le cefalee vanno distinte in:
Primarie: ossia quelle forme nelle quali il mal di testa rappresenta di fatto la patologia (come Emicrania con o senza aura, Cefalea Tensiva, Cefalea a Grappolo, Emicrania Parossistica…)
Secondarie: nelle quali il dolore alla testa è un sintomo legato (e quindi secondario) ad un’ altra patologia (Cefalea Cervicogenica, Cefalea da disturbi Temporo-Mandibolari, Cefalea associata a Colpi di Frusta…).

La notizia certamente rilevante, in questo complicato ed intricato quadro patologico, è che la Fisioterapia può essere REALMENTE D’AIUTO!
Tale approccio non interessa solamente le forme secondarie, nelle quali viene auspicata la completa risoluzione della sintomatologia dolorosa, bensì anche manifestazioni primarie complesse (quali Cefalee Tensive ed Emicrania) possono giovare in modo concreto di un’accurata valutazione fisioterapica e trattamento specifico (Bendtsen & Fernandez-de-la-Penas, 2011; IHS 2013).
Risulta quindi fondamentale cambiare la percezione del paziente riguardo la sua patologia ed il suo dolore riducendo il più possibile gli stimoli dolorosi.

Da un punto di vista prettamente scheletrico i Trigger Points (TrPs), definiti come “Punto dolente all’interno di una banda tesa di un muscolo che è doloroso alla compressione, contrazione o stretching e da luogo a un dolore riferito distante dal punto stesso” (Simons & Travell, 1999), ricoprono un ruolo chiave nella gestione delle forme primarie e nella genesi di quelle secondarie (Palacios-Ceña et al, 2016).
Non a caso dunque i pazienti con Emicrania presentano un maggior numero di trigger points proprio nel lato interessato dall’episodio emicranico, i quali posso contribuire, almeno in parte, allo scatenarsi dell’attacco (Giamberardino et al, 2007).
Lo stesso ruolo scatenante è riscontrabile anche in soggetti con Cefalea Tensiva (Alonso-Blanco et al, 2012; Arendt-Nielsen, 2015).
Nella gestione di questa situazione patologica, le tecniche maggiormente utilizzate in Terapia Manuale comprendono: compressione ischemica (Hanten et al, 2000), stretching locale (Hanten et al, 2000), release miofasciale, muscle energy technique-MET (Chaitow , 2001), manipolazioni vertebrali (Coronado et al, 2012), e dry needling (France et al, 2014).
Ed è proprio in questa fase che la terapia manuale entra prepotentemente in gioco, rivestendo un ruolo principe non solo nel trattamento dei trigger points, bensì nella restituzione di un normale movimento fisiologico della zona cervico-dorsale e nella risoluzione di alterazioni muscoloscheletriche correlate (Bialosky et al, 2009; Cleland et al, 2007).
L’approccio fisioterapico però non deve e non può limitarsi alla sola terapia manuale che, seppur di larga efficacia, risulta essere utile soprattutto nel breve periodo. Una volta ridotta la sintomatologia dolorosa è necessario rendere le strutture più forti, in maniera graduale, così da poter comunicare in modo positivo con il nostro cervello, il quale non interpreterà più quei segnali come “di pericolo” e smetterà di percepire dolore. Ciò risulta possibile solamente grazie all’Esercizio Terapeutico! (Varkey et al, 2011).
L’esercizio terapeutico è il miglior trattamento possibile per il nostro corpo perché tramite esso il cervello impara a sentirsi più sicuro e ad essere meno sensibile ai messaggi di pericolo.
Quest’ultimo risulta essere una naturale progressione alla terapia manuale, mirando inoltre a riacquisire una normale forza, resistenza e controllo motorio della muscolatura interessata (Florencio et al, 2015; Jull et al 1999).

E’ utile sottolineare il fatto che l’intervento dovrà essere il più tempestivo possibile, al fine di non incappare in forme cronicizzate dalla più lenta risoluzione (Nijs et al, 2011).

Va infine ricordato che in caso di cefalea primaria, la fisioterapia non vuole essere, un sostituto alla terapia farmacologia, ma al contrario un validissimo co-trattamento. E’ dunque auspicabile un approccio multimodale (neurologo, fisioterapista, psicologo, dietologo…) per ottenere il massimo dei risultati possibili, limitando al minimo la disabilità.